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Blog “para”aziendali: metodo e trasparenza

Tempo di lettura 2 minuti

Forse è giunto il momento di ripensare il ruolo dei blog aziendali, tempo fa in un articolo (di cui ho avuto l’onore della critica del guru Mauro Lupi) sostenevo che esistono delle condizioni per l’apertura di un blog aziendale, in particolare

– avere qualcosa da dire
– avere qualcuno che ascolta

Sostanzialmente confermo la tesi, anche se da quel giorno sono divenuto un grande fan dei blog aziendali, perchè? Ho iniziato a studiare il fenomeno ed ho compreso che la seconda criticità (qualcuno che ascolta) non è un problema irrisolvibile vista la base di audience di oggi (e soprattutto quella potenziale di domani), resta il fatto di avere qualcosa da dire e qui probabilmente possiamo discutere del ruolo vero di un blog aziendale. Il fatto di catalizzare l’attenzione con prodotti dell’azienda è a mio avviso complicato se il brand bloggato non è un lovemark (cioè ducati, apple, nike e pochi altri), difficile però che il panettiere sotto casa sia un lovemark (anche se non impossibile), che fare dunque? Sicuramente l’idea di blog “para aziendali” potrebbe convincere, si tratta di soluzioni di content management in cui cooperano (fondamentale la sinergia) l’azienda, un content manager e una web agency con l’obiettivo di dare vita ad uno spazio tematico di condivisione, perchè questa soluzione risolve la prima criticità (avere qualcosa da dire)? Semplicemente perchè si parla dell’azienda solo nel 20% dei casi e nel restante 80% si forniscono all’audience informazioni vere e utili, fruibili.

Gli svantaggi di questo approccio sono di certo legati al ritorno per l’azienda (è come se lo spazio di un’affissione fosse utilizzato per l’80% per informare e per il 20% per comunicare), non vedo però una diretta propozionalità in termini di ritorni tra l’urlo comunicante e il guadagno, soprattutto in rete. Forse aveva ragione chi criticava l’effetto moda di qualche mese fa, credo però che su internet più che altrove la sincronia temporale sia necessaria e forse a quel tempo non era tempo e soprattutto un concetto di blog aziendale chiuso (che non considera i concorrenti e non ha il coraggio di parlarne) non è cosi innovativo.. questo nuovo modello potrebbe risolvere alcuni problemi, lo sperimenteremo su un blog “para”aziendale da noi creato e vedremo che succede 🙂 p.s. il costo di creazione? Molto meno di 1000 euro

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