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E-business, le aziende italiane ancora non navigano

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Lo dicono chiaramente i risultati del Primo osservatorio italiano sull’e-business, un’indagine condotta nell’ultimo quadrimestre del 2008 dall’Istituto di Ricerca Sinaptica per conto di eBit Marketing and Retail Innovation. Gli investimenti delle PMI italiane non decollano e la causa principale è insita nella “scarsa conoscenza, frammentata e poco approfondita, del panorama offerto dall’e-business“, nonché “dalla mancanza di interlocutori adeguati“. Per il 98% del campione esaminato (120 grandi aziende italiane) fare e-business coincide ancora e soltanto con l’avere un sito internet.

Impietosi i numeri che emergono dalla ricerca: soltanto la metà delle aziende in esame conduce attività di web marketing (51%), poco di più quelle che inviano newsletter (il 59%); “e-commerce e acquisti on-line sono utilizzati solo da un terzo del campione (rispettivamente 28% e 31%) con una incidenza rispettivamente del 7,6% sul fatturato e del 7,0% sul totale acquisti“. Ancora troppo basso anche il numero di aziende (27%) che utilizza gli strumenti del web 2.0 (corporate blog, forum, social networking), e solo il 16% del campione utilizza il mobile advertising (sms).

Ma il dato più eclatante è quello relativo all’investimento in strumenti di e-business: meno dell’1% del fatturato aziendale. In media 38 mila euro per le aziende con un fatturato di 50 milioni di euro,  500 mila euro per le aziende dai 50 ai 300 milioni di euro, 2 milioni di euro per le aziende con fatturato oltre i 300 milioni (le grandi aziende italiane e le filiali di multinazionali investono di più perché conoscono le potenzialità grazie ad esperienze estere). Nel buio, un barlume di luce è rappresentato dalla percezione indicata dalla maggioranza del campione, secondo cui nei prossimi anni aumenterà la voce di spesa relativa all’e-business di almeno il 25%, cosa che per il 46% degli intervistati “comporterà un impatto positivo sui risultati dell’azienda“. C’è fiducia prospettica nel mezzo, dunque.

Ma cosa cercano le aziende italiane disposte ad investire nell’e-business? Anche questo dato conferma la scarsa propensione a considerare fattori innovativi, più che perseguire la mera convenienza. infatti, sebbene “la soddisfazione del cliente” sia al primo posto (21%), “aumento del fatturato” (16%) e “riduzione dei costi” (12%) sono le richieste predominanti rispetto a “sviluppo di nuovi prodotti” (9%) e “internazionalizzazione” (5%), che pure dovrebbero interessare alle aziende almeno quanto la soddisfazione del cliente.

Negativa è anche la percezione che le aziende hanno rispettivamente ai servizi offerti dai fornitori di soluzioni di e-business: solo il 37% delle aziende si dichiara soddisfatta delle web agencies, il 26% delle società di consulenza, il 15% dei i servizi e-business offerti dalle agenzie di pubblicità. “mancanza di contributo alla sviluppo della strategia aziendale, scarsa propositività, insufficiente assistenza dopo il lancio”, rappresentano i principali motivi di insoddisfazione, segno che ad oggi non esistono referenti davvero completi e in grado di fornire consulenza, oltre che prodotti e servizi.

L’osservatorio è stato condotto su 120 top manager ed imprenditori di aziende operanti in Italia. 68% società di proprietà italiana, 32% filiali di multinazionali, 51% Industria, 25% Commercio, 24% Altri servizi. 40% fino a 50 milioni di fatturato, 29% dai 50 ai 300 milioni di fatturato, 31% oltre i 300 milioni di fatturato.

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