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Second Life: analisi di un ciclo

Tempo di lettura 3 minuti

E’ innegabile che io trovi il mondo di Second Life estremamente affascinante.
Più che per quello che oggi riesce a rappresentare, lo vedo come un ponte verso il futuro: domani forse non useremo più il WEB come lo intendiamo oggi, ma saremo immersi in un mondo tridimensionale nel quale poterci muovere attraverso una nostra “trasposizione digitale” in maniera molto più agevole ed efficace rispetto a quella in forma di “testo” che conosciamo oggi.

Ma Second Life, che vanta una crescita smisurata in questi ultimi mesi, riuscirà a reggere il proprio stesso peso, o collasserà su se stessa?

E’ una domanda che mi pongo in maniera abbastanza insistente.

Il Metaverso è indubbiamente una macchina di difficile gestione ed il suo futuro, almeno come lo immaginiamo oggi, non è assolutamente certo.

Un meccanismo complesso ed abnorme che richiede una potenza di calcolo smisurata e sempre in crescita, necessita di hardware: di performante e numerosissimo hardware che renda il mondo di SL fruibile da milioni di persone contemporaneamente ed in tempo reale.

Basti pensare al numero di cose che per ognuno di noi devono essere immagazzinate e calcolate contemporaneamente: l’ inventario risiede sui server della Linden Lab, il nostro aspetto, i nostri soldi ed i nostri debiti, i terreni acquistati, i nostri gruppi ed amici e tutti i nostri account sono solo alcune delle cose che albergano sui server californiani che fanno girare Second Life.

Ecco perchè, con il passare del tempo (e con l’ aumentare degli utenti) i costi di gestione e manutenzione si sono moltiplicati e gonfiati a dismisura.

Continue interruzioni del servizio per manutenzione, un client per nulla stabile che non da sicurezza sulle operazioni e transazioni nel metaverso, un “motore” grafico troppo pesante che obbliga gli utenti ad avere dei computer super performanti: sono tutte cose che mettono un serio freno alla possibilità di sviluppo della piattaforma.

Pensiamo per un attimo se il client fosse stabile al 100% e se l’ hardware richiesto fosse più modesto: certamente il bacino di utenza si moltiplicherebbe e crescerebbe in maniera esponenziale e velocissima rispetto a quello che accade oggi.

Allo stesso momento si creerebbe il collo di bottiglia “fisico” dei server: i 2000 oggi presenti per gestire SL non sarebbero sufficienti per muovere la mole di dati e ne servirebbero altri… molti altri. Ed ecco l’ aumento dei costi e delle spese che forse non sarebbero coperti dagli ulteriori guadagni dati dalle entrate.

Vi è un altro punto oscuro nel futuro della Linden Lab e della sua creazione: gli investimenti esterni saranno sempre cospicui ed abbondanti come sono oggi?

A ben pensare infatti, molti degli investimenti fatti nel metamondo, sono del tutto estranei al business digitale: è difficile sostenere che un mensile come Max abbia ingenti guadagni nell’universo virtuale, essendo il suo target editoriale, puramente tangibile e pragmatico.

Il dubbio che viene è che le grandi aziende, o almeno molte di queste, investano nel metamondo solo per avere una sorta di pubblicità a basso costo: Second Life è di moda e con una piccola spesa in investimento, si può avere un grosso riscontro grazie ai giornali che fagocitano e rigurgitano tutto quello che riguarda SL con grandissimo entusiasmo.

Ma sarà sempre così? Se il metamondo dovesse passare di moda, se la bolla dovesse crescere troppo per quello che sono le sue possibilità di autosostentamento, Second Life riceverebbe ancora tutta questa attenzione?

Ora, è innegabile che la strada aperta dalla Linden Lab non sia per nulla uno scherzo o una bolla: meno chiaro e semplice da analizzare è se il nostro amato ed idolatrato metaverso riuscirà a reggere al proprio stesso peso o collasserà su se stesso dopo aver raggiunto una dimensione superiore a quella “fisiologicamente” supportabile.

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