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Le App: sono davvero un buon investimento?

Tempo di lettura 6 minuti

È bene chiarire un concetto, prima di iniziare a trattare l’argomento App, e fare qualche riflessione in merito. Quando si parla di App, si sta parlando di un mondo sconfinato, nel quale qualsiasi generalizzazione rischia di essere fuorviante e del tutto fuori luogo.

Quando qualcuno chiede a un’agenzia o ad uno sviluppatore “quanto costa un’App?”, la tentazione di “mettere mano alla pistola” è sempre molto forte.

play store

Cos’è una App?

Cosa si intende per App? Il termine si riferisce all’abbreviazione di “applicazione” e sta ad indicare una variante delle applicazioni informatiche, appositamente dedicata a dispositivi di tipo mobile, come gli smartphone e i tablet.

Le App sono software simili a quelli di una generica applicazione, in quanto a struttura informatica, ma sono caratterizzate da una semplificazione e dall’eliminazione di tutto il superfluo, per ottenere leggerezza, essenzialità e velocità.

Le app si suddividono in App Native e Web App, ma esistono anche dei “casi intermedi” o misti, che a volte sono definiti App Ibride.

Le App Native sono quelle realizzate appositamente per un determinato sistema operativo (es. iOS, Android, BlackBerry , Windows Mobile), caratteristica che le rende naturalmente compatibili con i dispositivi che supportano tale sistema e che rende possibile l’accesso a tutte le funzionalità del dispositivo stesso,  oltre a garantire prestazioni ottimali e a migliorare la loro usabilità.

Una volta scaricate da uno store (es. Apple Store o Google Play) e installate, le App  vanno ad aumentare le capacità native del dispositivo, che attraverso di esse è in grado di compiere numerose attività che di fabbrica non supporterebbe.

La Web App, invece, non richiede download, ma è un collegamento verso un applicativo remoto, scritto in un linguaggio cross-platform, come potrebbe essere HTML5. Queste App non incidono sulle capacità di memoria del dispositivo, ma per funzionare hanno bisogno del costante accesso a Internet e la loro prestazione dipenderà sempre dalla velocità della rete e dalla copertura.

I sistemi operativi per dispositivi mobili che offrono supporto per l’implementazione delle App sono:

  • Android (Google)
  • iOS (Apple)
  • Windows Phone (Microsoft Corporation)
  • BlackBerry OS (RIM/BlackBerry)
  • Symbian OS (Nokia)
  • Bada OS (Samsung)

Esistono centinaia di migliaia di App di ogni genere, ciascuna con le sue caratteristiche. Tra le più diffuse vi sono quelle per giocare, per consultare magazine e quotidiani online, per ascoltare la radio, per fotografare e modificare le foto con migliaia di effetti grafici, per ricevere informazioni turistiche, per prenotare e acquistare biglietti aerei o ferroviari, o alberghi. Esistono App per le ricette, per seguire corsi di quasiasi tipo e natura, per chattare, per condividere e scambiare informazioni e molto altro ancora.

Sono App i vari Facebook, Twitter e LinkedIn per smartphone. Sono delle App Instagram, Google Maps, lo stesso Gmail consultabile dal proprio dispositivo.

Parlare di App, dunque, è parlare del mondo della rete al gran completo, tanto che Wired tempo fa sentenziò che il web fosse morto, perché schiacciato da altre tipologie di fruizione e dalle App.

Copertina Wired the web is dead

Belle le App, ne facciamo fare una?

Solitamente, prima della domanda “quanto costa un’App?”, nelle aziende matura la certezza che un’App sia un buon investimento e che non si possa fare a meno di farne sviluppare almeno una.

Varie le motivazioni:

  • ce l’hanno tutti;
  • la gente ne scarica a decine ogni settimana;
  • sono utili;
  • danno prestigio e risalto alle aziende;
  • ci faranno fare tanti contatti (o addirittura tanti soldi);
  • funzionano meglio di un sito mobile.

Troppo spesso, tuttavia, nessuna di queste motivazioni e convinzioni trova riscontro effettivo all’atto pratico, perché il presupposto è che la gente scarichi la App dal relativo store, prima ancora di iniziare a utilizzarla.

Cosa tutt’altro che scontata.  Talmente non scontata, che una delle evoluzioni della SEO  è proprio la ASO (App Store Optimization), che si occupa  di migliorare il posizionamento delle App all’interno dei relativi store.

La cosa più complessa, quando si parla di App, è infatti la loro promozione, più che la loro produzione. Anche in questo caso valgono le regole di base che si applicano a tutti i contenuti della rete. Quanto andrà lontana la App che stiamo facendo realizzare e per la quale abbiamo stanziato un budget? Ci aiuterà davvero a promuovere il nostro business o sarà l’ennesima “macchinetta mangiasoldi” che ci dovremo svenare per far conoscere e scaricare?

La rete è un oceano ricco di pesci da prendere all’amo e di opportunità da cogliere, ma se facciamo confusione tra finalità e mezzi, tra azioni e reazioni e tra imprevisti e probabilità, quello stesso mare sarà un abisso pieno di insidie e di pericoli e saremo noi a diventare cibo per i tanti pesci che lo popolano.

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Le App, dunque, sono delle ottime esche per andare a pesca di contatti, ma dobbiamo assicurarci di gettarle nel mare giusto, per evitare che invece di un luccio abbocchi una balena e ci trascini a fondo con tutta la barca.

Una App funziona solo se il suo potenziale di viralizzazione è molto alto, oppure se investiamo un sacco di soldi per farla conoscere. Pensiamo a Ruzzle o a Candy Crush Saga o ancora ad Angry Birds. I giochi di grande successo a carattere internazionale si contano a decine, non a migliaia. E funzionano solo quelli che riescono ad azzeccare la formula, le tempistiche di uscita al pubblico, le strategie di comunicazione e di promozione, i canali di diffusione.

Le altre App che funzionano e che vengono scaricate sono quelle che consentono di effettuare prenotazioni da grandi portali, come Booking.com, o di consultare gli orari dei treni o degli aerei, o di leggere news o ascoltare musica. Azioni che si ripetono con una certa frequenza e che riguardano scenari più ampi, rispetto a quelli che un’azienda solitamente è in grado di offrire.

È per questo che bisogna ragionare bene, prima di realizzare una App. Soprattutto, ecco perché bisogna rassegnarsi all’idea che se si vuole davvero ottenere dei risultati, quella App non potrà essere ad esclusivo servizio dell’azienda che l’ha commissionata, ma dovrà servire alle persone: essere davvero utile.

Il sito internet: versione mobile (Web App) o App Nativa?

Se pensate di realizzare una App Nativa per il sito web della vostra azienda, ecco quello che dovreste assolutamente considerare, ed ecco perché è probabilmente meglio optare per un sito in versione mobile.

  • Le Web App sono navigabili tramite browser su una gamma molto ampia di dispositivi, senza la necessità di essere scaricate e installate prima dell’uso.
  • Con un unico sito web mobile si possono raggiungere gli utenti di diverse tipologie di dispositivi, senza la necessità di sviluppare App Native per ciascun device. Le URL delle Web App, sono compatibili con altre tecnologie mobile (es. SMS, QR code e NFC), quindi più facilmente divulgabili.
  • Una Web App è aggiornabile in tempo reale, mentre le App Native richiedono un processo di aggiornamento più lungo e complesso, su cui influiscono le regole e le tempistiche dei singoli store.
  • Le Web App possono essere ricercate direttamente da motore di ricerca, sono accessibili da tutte le piattaforme e possono essere facilmente condivise dagli utenti, tramite un semplice link.
  • Le Web App costano mediamente meno, in tutte le fasi del loro ciclo di vita.

Se ci si riferisce alla versione mobile del sito web, in definitiva, la App Nativa risulta una scelta costosa e rischiosa, oltre che piuttosto presuntuosa, da parte dell’azienda che la sceglie, che confida nel fatto che molti utenti possano scaricare il loro sito, che magari visitano raramente, sul proprio dispositivo.

Non è comunque sufficiente scaricare il sito: se questo non è costantemente aggiornato e non propone contenuti di grande utilità a carattere quotidiano, le probabilità che gli utenti adoperino la vostra App sono davvero molto basse. Tanto che quando visiteranno di nuovo il sito, a distanza di mesi, si saranno dimenticati di avere la App già installata, e torneranno a cercarvi su Google!

Conclusioni

Dobbiamo dunque dedurre che una App non sia un buon investimento? Ovviamente no, ma è davvero opportuno riflettere attentamente sull’investimento minimo richiesto. Occorre pensare che, se state immaginando che una App possa essere un ottimo strumento di promozione per il vostro business, bisogna assolutamente mettere in conto un investimento preliminare per promuovere la App stessa e ottenere che sia scaricata dagli utenti.

Le App sono opportunità incredibili e hanno un enorme potenziale, ma prima di progettarne una dobbiamo farci qualche semplice ma indispensabile domanda:

  • Esistono già sul mercato applicazioni simili?
  • Se esistono: perché farne un’altra?
  • Se non esistono: possibile che non ci abbia pensato nessuno? O magari è una pessima idea?
  • Per chi state realizzando l’applicazione?
  • Che cosa gli offrite?
  • Perché gli utenti dovrebbero scaricarla e utilizzarla?
  • Ammesso che la scarichino, gli sarà di utilità quotidiana?

Poche semplici domande che fanno la differenza tra un buon investimento e un sacco di soldi buttati via.

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