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L’importanza del dominio nel Web marketing

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Ho letto Re-Brand di Mirko Nesurini, un’analisi davvero avvincente sui cosiddetti “sleeping brand”, su come risvegliarli e su come valutare se sia meglio puntare al loro risveglio o alla creazione di un brand ex novo.

Tra i vari argomenti trattati, ho provato un naturale interesse ogni volta che l’autore ha parlato di Internet, e in particolar modo di quanto la coincidenza tra il marchio e il nome di dominio sia un fattore chiave per il marketing, ma non per la giurisprudenza, che talvolta si muove un po’ a caso in questo territorio inesplorato.

Nel 2001 a Firenze per il caso Blaukpunkt.it il giudice ha stabilito che registrare un dominio coincidente col nome di un marchio esistente è legittimo in quanto il nome del dominio non implicherebbe un richiamo al marchio o al prodotto venduto.

Nel 2003, invece, Giorgio Armani si è presentato davanti al giudice assieme all’imprenditore Luca Armani, proprietario di un timbrificio, che aveva registrato il marchio Armani.it. In quel caso la sentenza decretò che il dominio doveva andare di diritto alla società il cui marchio era maggiormente conosciuto, e dunque allo stilista, al quale il dominio è stato poi riassegnato.

E’ stato forse il caso più eclatante: di solito si tende infatti a raggiungere un compromesso, come i Ramazzotti, cantante e distilleria, che si sono accordati su Ramazzotti.it per l’amaro e Ramazzotti.com per Eros (Mirko Nesurini, Re-Brand).

Il tutto ci riporta ad un’assenza di legislazione in materia di nomi di dominio, la cui coincidenza col marchio è, come si è detto, fondamentale.

Oggi è infatti buona norma, per un’azienda nascente, controllare quali domini sono liberi prima di deciderne il nome: dal Web non si può più prescindere.

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