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Social Commerce: con Fancy può decollare

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Fancy logoSi è molto parlato di Pinterest, come possibile boost per il Social Commerce, che in Italia sta lentamente decollando, ma Fancy sembra davvero offrire molte più opportunità, alle aziende e ai brand che vogliano spingere su questa leva. Va premesso: le due piattaforme si assomigliano abbastanza, ma Fancy si sta evolvendo nella precisa direzione di un catalogo digitale di prodotti, candidandosi a diventare la piattaforma di social commerce per eccellenza.

Online da poco più di un anno, Fancy ha collezionato ad oggi un numero di utenti molto inferiore, rispetto a quello di Pinterest, indubbio fenomeno del momento (250.000 utenti contro 11 milioni), ma sembra offrire molte più possibilità commerciali per le aziende e i brand che intendano investirci. Inoltre, gli utenti Fancy sono in media 22 volte più prolifici nel postare articoli, quindi il livello di engagement di Fancy è decisamente più alto. Cosa sia, nelle intenzioni dei suoi creatori, lo si legge sinteticamente sul “chi siamo” del sito: “Fancy is part store, blog, magazine and wishlist. It’s a place to discover great stuff, to curate a collection of things you love, to get updates on your favorite brands and stores and to share your discoveries“.

L’esperienza di navigazione di Fancy è davvero a metà tra quella di un bel magazine pieno di immagini e quella di un catalogo di ampio respiro, con frequenti incursioni nel mondo del fashion e del design. E’ davvero quel che promette di essere: “in parte negozio, blog, magazine e lista dei desideri”, stimolando immediatamente la voglia di esplorare e di acquistare, ove possibile. Non così facile, ad esempio, cedere alla tentazione di questa stratosferica Porsche P/904 Carrera, che mi sono precipitato a mettere nel mio catalogo. Tra le azioni che la piattaforma suggerisce, alla visita di ogni immagine, c’è infatti “compralo”, ma anche un interessante “voglio venderlo”, che riporta all’esperienza dei negozi virtuali su eBay e che permette ai potenziali venditori di entrare in contatto con i loro brand preferiti e stringere eventuali accordi.

Nocciolata in evidenza su FancyAltre azioni che un utente Fancy può fare, con i propri “articoli” preferiti, è inserirli in una lista, proprio come avviene con le board di Pinterest, mostrare l’oggetto ad altri, via mail o tramite Fancy stesso, “metterlo in evidenza nel proprio profilo” e quindi divenirne di fatto testimonial, come non ho resistito a non fare con la meravigliosa Nocciolata Rigoni di Asiago, per la quale ho una vera ed irreversibile addiction. Per ultimo, l’utente può spuntare “ce l’ho”, aprendo di fatto ulteriori prospettive di social commerce, anche tra privati.

Una piattaforma semplice, completa e ben progettata, che consente di trasformare le immagini in vere opportunità di business per le aziende. E’ questo il vero succo del social commerce: favorire la scoperta di prodotti e servizi attraverso la rete sociale e sfruttando la naturale capacità degli utenti di essere al tempo stesso consumatori, testimonial, fan ed esperti. Siamo agli antipodi di un concept come quello di Groupon, dove le aziende “svendono” i propri prodotti e servizi in cambio di visibilità. Su Fancy sono gli utenti a creare la domanda, mentre le aziende possono liberamente scegliere di creare deal e offerte speciali. Fancy significa gradire, è da lì che parte tutto. Gli utenti apprezzano qualcosa, lo propongono alla propria rete di contatti e ne esaltano le qualità, agevolando la vendita alle aziende.

Quella di Fancy è anche l’ennesima lotta di Davide contro Golia, perché la scommessa sul social commerce punta ad “infastidire” giganti dell’e-commerce tradizionale come Amazon, che pure stanno comprendendo sempre più che i meccanismi del “web sociale” non possono essere ignorati. Ma Fancy non è un portale di e-commerce. Gli articoli proposti su Fancy sono scelti dagli utenti e non imposta dall’alto da un’azienda, che comprensibilmente non sarà votata all’obbiettività e alla piena trasparenza. Ecco perché il commercio sociale sarà vincente, alla lunga. Perché più libero e in mano agli utenti, piuttosto che alle sole aziende.

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